La costa jonica si sviluppa per circa 35 km da Metaponto a Nova Siri.
Ultima propaggine della fascia di pianura che dalla bassa collina materana si estende verso il mare Jonio,
presenta vasti arenili di sabbia finissima giallo dorata e ampie spiagge di sabbia e ciottoli nel tratto di costa
più a sud che guarda verso il Parco Nazionale del Pollino.
Qui, nell'VIII sec. a.C., nacquero le città della
Megale Hellas (Magna Grecia): Metaponto, Heraclea (oggi Policoro), Siris e Pandosia.
I segni di questa importante
fase storica sono visibili negli scavi archeologici di Metaponto e Policoro e nei loro importanti musei,
talmente ricchi di reperti che, nonostante spazi espositivi vasti, non riescono a trovare una collocazione
per tutti (fonte: ATP Basilicata). L’area rappresenta il recapito finale di 5 fiumi (da SO a NE: Agri, Sinni,
Cavone, Basento e Bradano) le cui foci sono state tutte riconosciute come Siti di Importanza Comunitaria (SIC);
oltre ai luoghi di interesse storico/culturale, ospita numerosi luoghi di interesse
paesaggistico, come il Bosco Pantano, che alla foce del fiume Sinni ricorda le impenetrabili foreste igrofile
che solo fino a cinquant'anni fa ricoprivano le dune sabbiose quasi a incontrare il mare.
Dal punto di vista
infrastrutturale, i recenti insediamenti del Porto degli Argonauti nella Marina di Pisticci e il nuovo complesso
turistico Marinagri a Policoro hanno accresciuto l’offerta turistica dell’area, che ha fatto registrare
circa 11.2 milioni di turisti nel 2011 con un incremento del 4.5% rispetto all’anno precedente (fonte: Regione
Basilicata, Il consuntivo del turismo lucano nel 2011).
D’altro canto l’area presenta anche delle criticità. Il versante ionico della Basilicata è stato interessato nel
corso degli anni da enormi cambiamenti paesaggistici dovuti a fenomeni di erosione costiera, che nel decennio
1998-2008 ha portato alla scomparsa di circa 150 m di spiaggia.
Lungo la fascia ionica è presente inoltre
il porto di Taranto con oltre 3000 navi in transito ogni anno e strutture industriali ad alto impatto
ambientale come la raffineria ILVA di Taranto, a cui è affidata la produzione di oltre 150000 barili di petrolio al giorno.
L’interesse storico/ambientale e le attività industriali e non che si sviluppano lungo la costa ionica,
la rendono adatta allo studio e messa a punto di tecniche atte a tutelare la qualità delle sue acque.